Metti i tuoi doni a disposizione
- Posted by ElenaSalvoni
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- Africa, battesimo, cuore, Elena Salvoni cantautrice, nuovo sguardo, riti di iniziazione, Uganda
Metti i tuoi doni a disposizione
“Metti i tuoi doni a disposizione della comunità”. E’ così che avrei voluto completare la mia testimonianza a ottobre del viaggio svoltosi in Uganda nel gennaio 2025 con l’Associazione Karibu.
Un messaggio che ci è stato elargito attraverso Padre Giacobbe: “I tuoi doni, di qualunque natura siano, mettili a disposizione della comunità”. Dopo di che aggiunse: “Io non posso crescere senza la comunità. Io non posso crescere senza l’altro”.
Le orecchie a punta
Ringrazio Padre Giacobbe per due motivi: quella volta fece una messa (che già in Uganda si svolge in 2 ore) affiancando la traduzione in italiano, e così ne è durata tre. Nessun membro della comunità ha fatto una piega. Qui probabilmente ne avremmo fatto una piaga!
Il secondo motivo per cui lo ringrazio è aver ricordato con dolcezza ad ognuno di noi di cambiare la propria vita, trasformando l’acqua in vino. Nulla di nuovo.
Nulla di non ripetuto da secoli. Eppure in Uganda le mie orecchie si erano fatte nuove, forse più appuntite, non perché sia diventata improvvisamente un elfo ma in quanto il cuore era più ben disposto ad accogliere inviti.
Antico rito di iniziazione
Non a caso il primo giorno del nostro arrivo nella comunità che per prima ci ha ospitato si celebrava il Battesimo, antico rito d’iniziazione e vero e proprio passaggio a nuova vita. In quell’occasione Padre Caesar ci ha presentato alla gente del posto tra cui non c’erano altri bianchi: un imbarazzo durato pochi secondi perché la solidarietà incontrata, il sorriso gioioso dell’accoglienza, mi hanno fatta sentire una sorella da subito.
Da quel giorno HO LASCIATO IL VECCHIO SGUARDO SUL MONDO
PER ACQUISIRNE UNO NUOVO.
Immagine: Dipinto di Amanda Sage
L’amorevole natura umana
Dopo la mia testimonianza in teatro, l’intervento di una persona ha saggiamente ricordato che lasciare il vecchio sguardo e acquisirne uno nuovo sarebbe buona cosa farlo non solo a 8500 km di distanza ma ogni mattina col nostro vicino di casa, sul posto di lavoro, in qualsiasi luogo frequentiamo. Grazie a questa osservazione mi sono ben resa conto che è un attimo scivolare nel vecchio modo di fare ricoprendo strato dopo strato quell’occhio che l’amorevole natura umana aveva ripulito. 
Vorrei terminare questo articolo come nell’intervento a teatro:
“In Uganda ho lasciato che il mio cuore si aprisse e venisse inondato dai vissuti, andando oltre i miei limiti e affidandomi a qualcosa di più alto, di più grande, come continuo a fare qui”.
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